Nell’entroterra amalfitano tra ruderi di cartiere e di ferriere
Durata: 4,5km
Tempo di percorrenza: 4h 00′
Percorso – Senza difficoltà.
Avvicinamento – Da Salerno: bivio per Ravello e bi-vio per Pontone. Da Napoli è possibile anche arriva-re a Ravello attraverso il Valico di Chiunzi (da Angri).Da Sorrento per Positano – Amalfi.
Logistica – Parcheggio lungo la strada di accesso a Pontone. Autobus da Amalfi.
Punti di ristoro – Bar e ristorante a Pontone oppure ad Amalfi deviando verso la piazza del duomo.
Dopo i fiorenti commerci al tempo delle Repubbliche Marinare, e prima dell’avvento dell’industria turistica, l’economia della Costiera Amalfitana si basava sull’agricoltura e sulla pesca. A queste attività nel
tempo se ne aggiunsero altre, protoindustriali, di trasformazione. Fra queste la produzione della carta che, ben presto, avrebbe soppiantato l’uso della più costosa pergamena. Questa rivoluzione permise una notevole riduzione dei costi per la produzione dei libri, ponendosi tra i fattori che accelerarono la diffusione della cultura. Testimonianza dell’intensa attività di produzione di carta è, oggi, costituita dai ruderi di numerose cartiere che sfruttavano la forza motrice del corso d’acqua. La valle conserva anche i ruderi di una ferriera e, a riprova dell’intesa attività che visi svolgeva, di una piccola centrale idroelettrica che forniva l’energia occorrente. Da Pontone, si attraversa il parcheggio sottostante la piazzetta del paese, poi s’imboccano le scale che portano verso il fondovalle. Dopo poco più di 200 metri si giunge ad un bivio dove si prosegue verso destra e al bivio successivo, dopo altri 130 metri, si volta a sinistra. In fondo alla scalinata si passa attraverso un palazzo e ci si trova in via Leone Comite Orso. Si gira a destra e si inizia a risalire il fondovalle che segue il fiume che in questo tratto si chiama Canneto e, più a monte, cambia il nome in Grevone.
Volendo, si può fare una tappa al Museo della Carta di Amalfi. Giungervi richiede una piccola deviazione: dopo aver percorso non più di cinquanta metri della via Comite, si prende la discesa sulla sinistra e con pochi passi si giunge alla strada, quasi di fronte al museo. Dopo la visita (tempo occorrente: 30 minuti) si torna alla via Coite per proseguire la risalita della vallata. Il tratto di via ora percorso prende il nome da una piccola cappella dedicata alla Madonna del Rosario; più avanti diventa via Paradiso. Cominciano a diventare visibili le prime cartiere: imponenti edifici costruiti a cavallo del fiume caratterizzati da numerose sfinestrature e ormai ridotti a ruderi. Alle sfinestrature corrispondono gli “spanditoi”, i locali in cui occorreva una notevole ventilazione per ‘essiccazione dei fogli di carta stesi ad asciugare all’aria. Nel fondovalle si possono vedere la Cartiera Lucibello, a cavallo del torrente, la Cartiera Nolli, avvolta ormai nella morsa de la vegetazione, e, costeggiate dal sentiero, la Cartiera Marino e la Cartiera Milano attiva fino agli anni ’60.
Più avanti i resti della centralina idroelettrica e, infine, i ruderi, dall’aria cupa e sinistra, dell’antica “ferriera”. In questa fabbrica, dalla quale prende nome la valle, sin dal XIV secolo veniva lavorato il minerale ferroso che le navi amalfitane andavano a caricare fino all’Isola d’Elba, in Puglia o in Calabria. La fabbrica dava lavoro all’intero circondario: gli operai di Scala erano specializzati nella produzione di carbone vegetale, prezioso combustibile per le fucine, i lavoratori di Pogerola, sul versante opposto della valle, fornivano la manodopera.
L’attività andò avanti fino all’inizio del secolo scorso, quando, ormai fuori mercato, la ferriera venne dismessa, segnando l’inizio del lento ed inesorabile abbandono della Valle. Abbandono non del tutto deleterio se si pensa che, una volta concluse le attività umane, la natura ha ripreso il sub dominio incontrastato. La vegetazione della Valle delle Ferriere, per il particolare microclima dovuto alla presenza di torrenti e di umide brezze marine, venne accuratamente studiata già dal 1859 anche dal famoso naturalista tedesco Kari Haekel nel 1859. Di particolare interesse botanico:” si trovano: la Pinguicola Mirtilora (una piccola pianta carnivora) ed una rara specie di felce risalente al Terziario, e la Woodivardia radicans.
Dai ruderi della ferriera un bivio segna l’inizio del ritorno: voltando a destra si risale il crinale fino ad un serbatoio idrico, per proseguire in dolce pendenza verso Pontone recuperando gradualmente il dislivello del tratto iniziale della passeggiata. Dopo le prime case della frazione, una scala sale sulla sinistra; qui è possibile un’altra deviazione per raggiungere i suggestivi ruderi della basilica di Sant’Eustachio (inclusa nella passeggiata n. 12). Infine si ritorna nella piazzetta della partenza.